Saturday 20 December 2008

Attenzione e comunicazione efficace e persuasiva. Le aree del cervello

L’attenzione preserva dal sovraccarico una struttura limitata

L’attenzione è un processo piuttosto libero che ha la caratteristica di preservare dal sovraccarico una struttura limitata per capacità nella elaborazione dell’informazione. L’attenzione riesce anche a tradurre questo limite in un pregio, in uno strumento di controllo di ciò che si vuole elaborare e di come lo si vuole elaborare [Underwood 1978].


La coscienza deve essere sempre limitata. Se è davvero utile, dev’essere perciò lesinata

 

Dice Bateson:
“La coscienza è sempre limitata a una frazione piuttosto ridotta del processo mentale. Se è davvero utile, dev’essere perciò lesinata. La non-coscienza associata all’abitudine – la creazione di subroutine già memorizzate come il “cambiar marcia” in auto - è un’economia sia di pensiero che di coscienza: e lo stesso vale per l’inaccessibilità del processo di percezione. L’organismo conscio non ha bisogno (ai fini pragmatici) di sapere come percepisce, ma solo di sapere che cosa percepisce.
Bateson G., “Verso un’ecologia della mente”, Adelphi, pag. 170

Tutti sappiamo che se siamo fortemente assorbiti nei nostri pensieri o in una lettura possiamo non sentire una voce che ci chiama un suono di campanello che altrimenti avvertiremmo senza sforzo. Si osserva qui una competizione fra vari canali sensoriali vari processi mentali per il controllo della nostra scena mentale.


L’attenzione controlla i processi in funzione delle priorità scelte

 

La parola “attenzione” richiama l’atto, l’agire, il controllare l’azione.
L’attenzione può essere concepita [Posner 1978] come l’insieme dei meccanismi e delle operazioni mentali utilizzati per pianificare, e controllare, sia nella esecuzione che nei risultati, i processi messi inatto in funzione delle priorità scelte, degli scopi adottati e delle condizioni in cui ci si trova ad operare. Questi meccanismi sono regolati dal sistema cosciente di controllo.
meccanismi attentivi possono essere messi in atto anche da stimoli che provengono dall’ambiente, possono essere quindi «aperti con una chiave» che sfugge almeno in parte al sistema di controllo, e in questo caso è preferibile parlare di «attivazione automatica» del sistema attentivo. Lo squillo del telefono richiama l’attenzione. Tuttavia anche quando il sistema attentivo è attivato automaticamente, passa ben presto sotto la regolazione del sistema cosciente di controllo. L’attenzione ci guida nel rispondere alla telefonata.
Bagnara S., “L’attenzione” Il Mulino, pag. 67


La memoria attiva è la parte di memoria permaente attiva

La memoria attiva è la gestione dell’insieme di informazioni (in arrivo dall’esterno oppure attivate dalla memoria) su cui attualmente si lavora, mentre la memoria permanente è il patrimonio di conoscenze che comunque possediamo, ma che vengono usate sempre in modo parziale nell’attività corrente. La memoria attiva è la parte di memoria permanente attivata nel lavoro mentale che stiamo attualmente eseguendo
[Crowder 1982].


Il nostro cervello stabilisce a quanta realtà è consentito l’ingresso

Senza dubbio l’intera informazione presente nell’universo produrrebbe un sovraccarico nei nostri circuiti cerebrali. 
“Per rendere possibile la sopravvivenza biologica,” sosteneva Huxley, “la Mente universale deve venire filtrata attraverso la valvola a riduzione del cervello e del sistema nervoso. Quel che viene fuori all’altro estremo è il misero sgocciolio di quella sorta di coscienza che ci aiuterà a restare in vita sulla superficie di questo particolare pianeta.”
“Il nostro cervello stabilisce a quanta realtà è consentito l’ingresso,” ci dice Candace Pert. 
Hooper J. Teresi D., “L’universo della mente”, Bompiani pag. 387.


L’attenzione all’improbabile: l’onda N400

Un’onda che si presenta tardivamente, la N400, è connessa al linguaggio. Quando una persona legge una frase che si conclude in modo inatteso, incongruo o assurdo, 400 millisecondi dopo appare una grande onda cerebrale negativa. 
In una stazione si legge un cartello: NON TOCCARE LA VERNICE... 
Se la parola seguente è FRESCA, non si ha un’onda N400. 
Se invece appare la parola ASCIUTTA, gli elettrodi sul cuoio capelluto del soggetto registrano una grande N400. Questo schema elettrico rifletterebbe “la ‘rielaborazione’ o ‘ripensamento’ che si ha quando si tenta di estrarre un significato da frasi senza senso”. Quanto più l’ultima parola è improbabile o estranea ai contesto, tanto più grande è l’onda N400. 
La frase BEVVE UN SORSO DALLA CASCATA evoca una N400 moderata, mentre la più bizzarra BEVVE UN SORSO DALLA RADIOTRASMITTENTE ne evoca una molto forte.
Hooper J. Teresi D., “L’universo della mente”, Bompiani pag. 171


L’attenzione: un'eredità culturale 

Nella soluzione dei problemi bisogna fare un uso efficace dell’attenzione, cioè della coscienza, che ha un ruolo opposto a quello dei processi automatici. È una risorsa che entra in gioco quando, bisogna trattare combinazioni di eventi nuove, insolite o uniche.
L’attenzione è una forza limitata che implica:
a/ scelte, selezioni e decisioni da parte dell’individuo; essa consente di prendere in esame la possibilità di compiere azioni mai eseguite in precedenza
b/ la modifica e la messa in dubbio di piani a lunga scadenza; consente di unificare idee nuove e insolite, come accade nel comportamento creativo 
c/ il recupero di informazioni dalla memoria permanente, specie quando viene impiegata una strategia nuova per giungere ai dati immagazzinati 
d/ l’immagazzinamento in memoria di nuove combinazioni di idee e di pensieri, utilizzando trucchi mnemonici o procedimenti di categorizzazione
e/ la capacità di ricercare errori per i processi che vengono eseguiti automaticamente.

L’attenzione è la distribuzione generale dell’attività mentale sui compiti che vengono eseguiti. Dati i nostri limiti per il numero di cose su cui ci possiamo concentrare, un aspetto chiave dell’attenzione è quello della scelta dei compiti su cui puntare le proprie energie mentali.
Se scegliamo di percorrere in auto una strada nuova invece di quella abituale, avremo meno tempo per pensare ad altro. L’attenzione-coscienza è dotata di una memoria di servizio, che è capace di operare solo su un numero limitato di informazioni nell’unità di tempo. Sono i limiti della memoria di servizio che riducono l’estensione dell’attenzione focale, che può "mettere a fuoco" "considerare" l’analizzare" solo una cosa per volta. Potete ripensare ad una lezione, alla scomodità del sedile o agli stimoli della fame, ma non a tutte e tre le cose nello stesso tempo. Non è possibile canticchiare mentalmente più di una canzone.
Va posto mente al fatto che:
ciò che è nella memoria di servizio è nella coscienza dell’individuo.
È così possibile all’individuo "leggere" semplicemente il contenuto di questa memoria. In questo modo si sa cosa si sta pensando e si riesce a seguire a fondo alcuni temi.


Via: www.ilpalo.com

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