Sunday 21 December 2008

Intelligenza funzionale e significato: cosa significa pensare

Il cervello umano usa quattro formati di rappresentazione

Il cervello umano usa almeno quattro principali formati di rappresentazione. Uno è l’immagine visiva, una specie di sagoma in un mosaico bidimensionale, pittorico. 
Un altro è una rappresentazione fonologica, una stringa di sillabe che facciamo girare nella nostra mente come un tratto di nastro, prevedendo i movimenti della bocca e immaginando che suono le sillabe abbiano. Questa rappresentazione a stringa è una componente importante della nostra memoria a breve termine; interviene per esempio quando guardiamo un numero di telefono e ce lo ripetiamo a mente per il tempo che ci serve a comporlo. La memoria fonologica a breve termine dura da uno a cinque secondi e può ritenere da quattro a sette «pezzi». 
Un terzo formato è la rappresentazione grammaticale: sostantivi e verbi, proposizioni e periodi, temi e radici, fonemi e sillabe, tutti organizzati in alberi gerarchici. Queste rappresentazioni determinano ciò che entra a far parte di una frase e come si comunica e si gioca con la lingua.
Il quarto formato è il mentalese, la lingua del pensiero in cui si esprime la nostra conoscenza concettuale. Quando chiudiamo un libro, dimentichiamo quasi tutto della formulazione in parole e caratteri tipografici delle frasi e di come esse siano disposte sulla pagina. Ciò che ci portiamo dietro è il contenuto, il succo. Il mentalese è il medium che cattura il contenuto, il succo.

L’evoluzione dei diversi formati di rappresentazione usati dalla mente umana (immagini, sequenze fonologiche, alberi gerarchici, mentalese) è dovuta al fatto che consentono aprogrammi semplici (cioè stupidi demoni o omuncoli) di calcolare, a partire da essi, cose utili.
Pinker S., “Come funziona la mente”, Mondadori, pag. 99


Come attribuire il “significato”

L’analisi del comportamento umano, implica che è importante stabilire se un tale comportamento sia consapevole o inconsapevole, volontario, involontario o sintomatico. Se a qualcuno viene pestato un piede, per lui è molto importante sapere se il comportamento dell’altro è stato intenzionale o involontario. Ma l’opinione che si fa in proposito si basa necessariamente sulla suavalutazione dei motivi dell’altro e quindi su una ipotesi di ciò che passa dentro la testa dell’altro. E se anche chiedesse all’altro i motivi di quel gesto, non potrebbe certo fidarsi della risposta che riceverebbe, perché l’altro può dire che il suo comportamento è stato inconsapevole, quando invece sa bene che è stato intenzionale, o magari può dichiarare che è stato intenzionale quando in realtà è stato del tutto accidentale. Questo ripropone il problema di come attribuire il “significato”, che è senz’altro una nozione indispensabile per l’esperienza soggettiva della comunicazione con gli altri.

Watzlawick P., “Pragmatica della comunicazione umana”, Astrolabio, pag. 37


I pensieri non hanno bisogno di essere comunicati per prodursi, ma non possono prodursi se non li si enuncia

Il discorso, benché in ogni caso «suono significante»,non è necessariamenteuna proposizione in cui siano in giuoco verità e falsità. Una preghiera è si un logos, ma non è né vera né falsa.  Dunque, implicita nell’impulso a parlare non è necessariamente la ricerca di verità, bensì la ricerca di significato. 
I pensieri non hanno bisogno di essere comunicati per prodursi, ma non possono prodursi se non li si enuncia, a bocca chiusa o a voce alta nel dialogo con altri, secondo il caso. 
La funzione di tale discorso senza voce è la ricerca di significatoDare un nome alle cose, la pura e semplice creazione di parole, è il modo dell’uomo di far proprioe disalienare un mondo al quale, dopo tutto, ognuno di noi è nato come nuovo venuto e come straniero.
Hannah Arendt, “La vita della mente”, Il Mulino, pag. 184


Nel mondo della mente il nulla - ciò che non esiste - può essere una causa

Nelle scienze fisiche gli effetti, in generale, sono causati da condizioni o eventi piuttosto concreti: urti, forze e così via. Ma quando si entra nel mondo della comunicazione o dell’organizzazione, ci si lascia alle spalle l’intero mondo in cui gli effetti sono prodotti da forze, urti e scambi di energia. Si entra in un mondo in cui gli ‘effetti’ (e non sono sicuro che si debba usare la stessa parola) sono prodotti da differenze. Cioè essi sono prodotti da quel tipo di ‘cosa’ che viene trasferita dal territorio alla mappa. Questa è la differenza.
Leggendo un libro, la differenza tra il bianco e il nero dell’inchiostro si trasferisce dalla carta nella mia retina; qui viene rilevata ed elaborata da quella bizzarra macchina calcolatrice che è nella mia testa.
La relazione energetica è interamente diversa. Nel mondo della mente il nulla - ciò che non esiste - può essere una causa. Una lettera che non viene scritta può ricevere una risposta incollerita.
Bateson G., “Verso un’ecologia della mente”, Adelphi, pag. 79

Le scuse che non porgiamo, il cibo che non mettiamo fuori per il gatto, possono essere tutti messaggi sufficienti ed efficaci, poiché zero può aver significato in un contestoe il contesto lo crea chi riceve il messaggio
Bateson G. “Mente e natura”, Adelphi, pag. 69


Vari tipi di intelligenza

 

Ci sono vari tipi di intelligenza, anche contradditori: l’intelligenza di un artigiano è diversa da quella di un diplomatico. Tutte e due sono diverse dall’intelligenza di un Van Gogh, che per un po’ finisce in manicomio. 
Il cervello non è solo l’organo della razionalità, ma anche delle emozioni. E Il sentimento ha una gran parte nelle motivazioni, fino ad indirizzare l’intelligenza verso certe direzioni e non altre.

Il falegname usa la sua intelligenza per definire un modello mentale del tavolo che deve costruire. L’ambasciatore rielabora mentalmente un trattato prima di scriverlo sulla carta. La costruzione di modelli mentali è il metodo per affrontare i problemi

Esiste infatti anche un’intelligenza diplomatica, che oltre dover essere istituzionalmente corretta e creativa, deve possedere la scienza del “dire e non dire”. Se il governo ha imposto ad un ambasciatore di essere ambiguo e di non impegnarsi in una decisione risolutiva, il diplomatico deve saper giocare con le parole non dicendo di più di quello che è autorizzato a dichiarare. (Un esempio eccellente di doppiezza comunicativa.)

Quand’è che il diplomatico esercita la sua creatività
Quando, benchè sei versioni del trattato siano state rifiutate dalla controparte, si mette a scriverne una settima, destreggiandosi con le parole, finchè non diventano accettabili per tutti e due le nazioni.


Scoprire le proprietà funzionali

L’intelligenza di ricavare un imbuto da una macchinetta del caffè: capire le proprietà funzionali

Differenze e somiglianze
Raggruppare le somiglianze in nuovi concetti
Produrre modelli e simulazioni mentali


Via: www.ilpalo.com

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